Fra le associazioni di volontariato che si occupano di progetti nelle comunità locali forse nessuna è al momento più famosa di Retake, attiva in tutta Italia dopo essere stata fondata "informalmente" nel 2009 dalla professoressa Rebecca Spitzmiller in quel di Roma.
Un esperimento felicissimo
Oppressa dal degrado delle strade della Capitale, l’insegnante americana si è rimboccata le maniche e ha iniziato a pulire, dipingere, diserbare: un esempio che nel giro di qualche anno è arrivato in ogni parte dello Stivale, dove si stima che siano oltre 15.000 i volontari che hanno aderito a questo movimento spontaneo, apolitico e apartitico.
L’idea di base di Retake, intervenire dove l’amministrazione è negligente o assente, ha cambiato profondamente il modo di fare volontariato: le azioni di Retake sono vicine per modi e tempi, assai veloci, agli interventi di guerrilla gardening, dei quali peraltro ci occuperemo in uno dei prossimi focus del nostro blog.
A cambiare sono gli obiettivi di questi progetti di comunità, più ampi del semplice "giardinaggio ribelle": si cancellano scritte e si tinteggiano pareti in un tentativo di riportare il decoro in tutte le zone delle proprie città dove ce n’è più bisogno.
Ogni partecipante, dagli anziani ai bambini, porta da casa il necessario per queste azioni e, se c’è bisogno di acquistare qualche materiale, ci si autotassa per pochi centesimi fino ad arrivare alla somma necessaria.
Il riconoscimento formale
I risultati sono stati fin qui talmente buoni che nel 2020 l’organizzazione è arrivata a stringere un accordo di collaborazione con l’AMA, proprio la controllata del comune di Roma che gestisce la raccolta dei rifiuti: una sorta di incoronazione che di fatto ha trasformato Retake in un "primatista".
Mai, infatti, le associazioni di volontariato erano entrate coi loro metodi "spiccioli" nelle grazie di una gestione municipale, dovendo sempre scontrarsi con regolamento e burocrazia. Un risultato, questo, che ha trasformato Retake in un caso tutto da studiare. E imitare.